martedì 19 maggio 2015

Al-Hazen, il genio arabo


Al-Hazen , o più semplicemente Alhazen, (Bassora, 965 ca. – Il Cairo, 1039), fu uno dei più importanti e geniali scienziati del mondo islamico, considerato l’iniziatore dell’ottica moderna. E' stato un medico, filosofo, matematico, fisico ed astronomo arabo.

Nato in una famiglia dalle grandi potenzialità economiche, si dedicò a studi che erano inizialmente diretti verso carriere che oggi si potrebbero definire di pubblica amministrazione; fu nominato visir per la provincia di Bassora, ma i suoi dubbi religiosi resero incompatibile la sua permanenza in cariche in qualche modo dipendenti dal potere politico, strettamente connesso con l’ambiente “clericale” dei dotti. Fu questo uno dei motivi che lo spinsero a dedicarsi completamente alle scienze; le sue qualità cominciarono ad emergere, ad attribuirgli una certa notorietà ed a fargli conoscere le teorizzazioni della cultura classica dell’area mediterranea. Uno dei suoi primi “incontri” con la scienza classica lo portò a conoscere Aristotele.

Ben presto si trasferì in Egitto, dove vi rimase fino alla fine dei suoi giorni. Qui, nella capitale egiziana, luogo multiculturale e stimolante, poté approfondire i suoi studi di ottica, branca della scienza nella quale è maggiormente ricordato; in questi anni si dedicò allo studio delle leggi fisiche scoperte e dimostrate in Europa, traducendole in lingua araba, offrendo così la possibilità al mondo arabo di entrare in contatto con tali scoperte. Successivamente si occupò di confutare le teorie fino al momento in voga sulla luce, in particolare la teoria della “scorze”, e si occupò dello studio dell’occhio umano. Si servì anch’egli della camera oscura per dimostrare che le immagini venivano capovolte sulla retina e che quindi non corrispondevano all’immagine “reale”; quelle che fino a quel momento erano solo intuizioni geometriche, vennero provate dall’uso della camera oscura.

Nonostante la fama acquisita in Egitto, in Europa non si venne mai a conoscenza di Alhazen fino alla fine del XIII secolo, quando vennero tradotti alcuni suoi manoscritti dal monaco polacco Vitellione.

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