giovedì 23 aprile 2015

La camera oscura


Una camera oscura, o anche camera ottica, può essere pensata come una semplice scatola chiusa, avente un piccolo foro stenopeico su una faccia, che lascia entrare la luce. Questa luce proietta sulla faccia opposta all’interno della scatola l’immagine capovolta di quanto si trova di fronte al foro. Si deve notare che più il foro è piccolo, più l’immagine risulterà nitida e definita ed è interessante fare la seguente considerazione: tutti gli oggetti “osservati” dal dispositivo sono messi automaticamente a fuoco (anche se nessuno lo è), perciò è come se la camera oscura fosse un’antenata della macchina fotografica, con un obbiettivo privo di lunghezza focale specifica (come possiamo vedere nell’esempio).

Seppur strumento utilissimo, come tra poco vedremo, molto utilizzato per studi di ottica e di astronomia, presentava, oltre a molte limitazioni di impiego, un problema di grande entità: le camere oscure (soprattutto i primi esemplari) non riuscivano a “riportare” sulla parete più interna l’immagine se il corpo era in movimento, in particolare si muoveva di moto relativamente intenso. E’ proprio questo il motivo per cui non bastava una singola osservazione per arrivare ad uno studio esaustivo dell’argomento, ma era necessario un utilizzo costante di tele dispositivo.

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