martedì 28 aprile 2015

Come funziona una camera oscura? / How does a camera obscura works?

Evoluzione della camera oscura



La camera oscura nasce quindi come strumento del desiderio dell’uomo di conoscere e capire il mondo e le sue manifestazioni visibili, e perciò ottiene anzitutto applicazione nel mondo degli studi scientifici, ma nel corso del tempo il suo uso si diffonderà sempre più anche in campo artistico. Nel frattempo, però, la camera oscura, che inizialmente era appunto una stanza o un ambiente a dimensione abitabile, assume sempre più le sembianze di una scatola, e cioè di un apparecchio che si può spostare per effettuare riprese all’esterno di vedute paesaggistiche, e vengono costruite portantine e carrozze, tende e box di vario tipo, che possono ospitarla e trasportarla.

La prima camera oscura fu realizzata nel IV sec a.C. da Aristotele, il quale ne produsse una versione molto rudimentale, che era una vera e propria stanza, con un piccolissimo foro in cui far entrare la luce; i modelli migliorarono nel corso dei secoli, si passò a camere grandi come scatole (importante il contributo in questo di Leonardo da Vinci) e con fori dotati di lenti particolari che amplificavano l’immagine che veniva proiettata. Inoltre, nell’illustrazione della camera oscura mobile progettata dal gesuita Athanasius Kircher, nel suo “Ars magna lucis et umbrae” del 1646, è possibile vedere anche il modello a due camere: una era posta dentro l’altra in modo che il disegnatore potesse stare dentro la più piccola, e ricalcare sulle pareti di carta trasparente di questa ciò che veniva proiettato attraverso il foro praticato in quella esterna, più grande.

Camera oscura utilizzata dal Canaletto

giovedì 23 aprile 2015

La camera oscura


Una camera oscura, o anche camera ottica, può essere pensata come una semplice scatola chiusa, avente un piccolo foro stenopeico su una faccia, che lascia entrare la luce. Questa luce proietta sulla faccia opposta all’interno della scatola l’immagine capovolta di quanto si trova di fronte al foro. Si deve notare che più il foro è piccolo, più l’immagine risulterà nitida e definita ed è interessante fare la seguente considerazione: tutti gli oggetti “osservati” dal dispositivo sono messi automaticamente a fuoco (anche se nessuno lo è), perciò è come se la camera oscura fosse un’antenata della macchina fotografica, con un obbiettivo privo di lunghezza focale specifica (come possiamo vedere nell’esempio).

Seppur strumento utilissimo, come tra poco vedremo, molto utilizzato per studi di ottica e di astronomia, presentava, oltre a molte limitazioni di impiego, un problema di grande entità: le camere oscure (soprattutto i primi esemplari) non riuscivano a “riportare” sulla parete più interna l’immagine se il corpo era in movimento, in particolare si muoveva di moto relativamente intenso. E’ proprio questo il motivo per cui non bastava una singola osservazione per arrivare ad uno studio esaustivo dell’argomento, ma era necessario un utilizzo costante di tele dispositivo.

mercoledì 22 aprile 2015

Introduzione

La storia ci insegna che ogni grande cambiamento nell’arte si è verificato in seguito a innovazioni e rivoluzioni scientifiche. Dal Paleolitico superiore, quando 30.000 anni fa gli ominidi impararono a levigare la pietra, che gli permise, oltre a cacciare con maggior efficienza, di raffigurare sulle pareti delle caverne le scene di vita quotidiana, al passaggio da Medioevo a Rinascimento, a tutti gli effetti dovuto all’uso della prospettiva del Brunelleschi e dalla successiva teorizzazione delle regole prospettiche di Leon Battista Alberti, fino ad arrivare al Novecento ed ai giorni nostri, in cui i grandissimi e rapidi sviluppi tecnologici hanno comportato grandi modifiche nell’arte.

Dopo questa breve contestualizzazione, possiamo addentrarci nel 1746, andando a cogliere le più grandi scoperte tecnologiche e cercando di studiarne l’impatto che ebbero sull’arte, in particolare la pittura e l’architettura.